La discussione sulla nuova app Immuni, sviluppata in Italia per cercare di contrastare il contagio, si sta facendo molto accesa, sopratutto tra i suoi detrattori.
Sono infatti in molti a non essere convinti dalla soluzione proposta dal governo Italiano: c’è chi dubita della sua effettiva utilità, chi rimprovera la sua mancanza di tempestività nel venire implementata, e chi è preoccupato per la propria privacy.
Proprio l’ultima categoria di persone menzionata è quella più vocale nell’ultimo periodo, in seguito ad un singolare caso avvenuto sui dispositivi Android: diverse persone infatti affermano di aver ricevuto una notifica sull’attivazione di un“servizio di tracciamento” pur non avendo installato nulla o aver eseguito nessun tipo di operazione.
Ciò ha comprensibilmente causato scandalo e preoccupazione tra gli utenti, portando la diffusione di complottismi e facendo pure intervenire Codacons per richiedere ai vari enti delle chiarificazioni sulla situazione.
Ma è quindi vero che Google sta tracciando gli utenti? Non proprio.
Basta leggere la documentazione fornita da Google stessa per scoprire che la notifica servisse semplicemente ad avvisare che i dispositivi fossero pronti ad utilizzare le varie app anti-COVID che stanno venendo rilasciate in questo momento nel mondo.
Questo servizio non può funzionare senza aver scaricato l’applicazione apposita, e anche nel caso si decidesse di farlo, non sarebbe comunque possibile usarla per risalire alla propria identità, dato che il funzionamento dell’app Immuni è basata su codici volatili che non contengono informazioni personali. Ciò sarebbe confermato anche dal codice dell’applicazione, pubblicato dal governo sul sito Github e visualizzabile da tutti.
Nonostante ciò, i dubbi sulla applicazione rimangono. Sono in molti a pensare che, pericolo per la privacy o meno, una soluzione che fa un affidamento così pesante al giudizio del cittadino anziché a quello delle autorità sanitarie non sia efficace.
Anche per questo motivo alcune regioni come il Friuli si stanno opponendo all’adozione di Immuni.
Fonti: Google.com, Il Fatto Quotidiano
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